Nome scientifico: Rubicapra rubicapra
- Patouà della Val Germanasca: Chamoun
- Patouà di Pragelato: Tsamoùl
- Patouà di Bobbio Pellice: Chamous
- Patouà della zona collinare di Luserna San Giovanni e Bricherasio: Chamous
- Patouà di Rore e Sampeyre: Ciamus
- Patouà di Venasca: Camous
- Patouà delle Valli di Lanzo (Mezzenile): Tchamous
- Patouà della Valle Stura (Vinadio): Chamous
- Patouà della Val Maria (Celle Macra): Chamous
- Patouà di Boves: Camus, Ciamusat / Camusat / Camusot nel caso di esemplari giovani. In questa zona è raro, proveniente il più delle volte dalla vicina valle Pesio, lo si può trovare nella parte più impervia e rocciosa del versante bovesano della Bisalta, sulle “simäye” (zona dei crinali spartiacque) soprattutto nella zona a fianco del Brich Costarossa, tra il “Malavars” e le due punte della Bisalta e nella zona della “Muta”. Avvistamenti sono noti nella zona dell’ “Arpiun”, sopra “Cola Auta” e nella zona delle “Roche ‘d Cerzole”. Un esemplare di camoscio è stato visto passare prima della II° guerra mondiale nella zona di “tèt du Rè” a 850 metri s.l.m. in frazione S.Giacomo. Un tempo tra i cacciatori c’era chi riteneva che il sangue di tale ungulato fosse un ottimo rimedio per raffreddori, bronchiti, polmoniti, costipazioni varie legate al periodo invernale…. e per questo dovesse essere raccolto e conservato con cura quando capitava la fortuna di poterne uccidere uno. Si racconta che un frazionista dei Cerati bevesse il sangue ai camosci appena uccisi e ne ponesse una parte in una borraccia al fine di conservarlo secco e consumarlo d’inverno. Negli ultimi trent’anni nel versante bovesano della Bisalta è nota l’uccisione di un “bimun” (binello, giovane camoscio) nella zona di “Cabanäs”.
- Patouà di Elva: Chamus
In francese lo chiamano Chamois
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