Nome scientifico: Sciurun vulgaris
- Patouà della Val Germanasca: Eichirôl
- Patouà di Pragelato: Itsitólë
- Patouà di Bobbio Pellice: Îsirol
- Patouà di Rore e Sampeyre: Beru
- Patouà di Venasca: Berou sarvai
- Patouà delle Valli di Lanzo (Mezzenile): Béra
- Patouà della Valle Stura (Vinadio): Cheriol / Cherieul / Chirieul
- Patouà della Val Maria (Celle Macra): Schiròl
- Patouà della Val Gesso (Entraque): Squrieul
- Patouà di Boves: Escuriöl. Esistono due forme di colorazione, una rosso-mattone e l’altra marrone scuro a volte tendente al nero. A Castellar e San Giacomo si dice ne esistano di due razze denominate rispettivamente “escuriöi di roche” (scoiattoli delle rocce con pelliccia scura) e “escuriöi ‘d y ärbu” (scoiattoli degli alberi con pelliccia più chiara). Anche questo simpatico roditore veniva mangiato essendo la sua carne “rusétta” (rossastra) ritenuta molto gustosa e tenera. Da alcuni era considerato migliore del coniglio. Considerato che lo scoiattolo quando si arrampica sugli alberi gira dal lato opposto rispetto a colui che lo osserva (“u vira a l’encunträri”), un curioso sistema di caccia usato nelle nostre zone consisteva nell’appostarsi sotto l’albero su cui l’animale si trovava, gettando poi dall’altro lato della pianta un ombrello o una giacca…. la bestiola spaventata, saltando veloce di ramo in ramo, cercava rifugio fra i rami del lato opposto dell’albero, cioè proprio sopra il luogo dove si era appostato il cacciatore, che, senza nessuna fatica lo abbatteva con una precisa fucilata. Si poteva altresì andare a caccia anche con un accompagnatore che aveva il compito di attirare su di sè l’attenzione dello scoiattolo mentre il cacciatore appostato dietro un albero con facilità poteva mirare e colpire l’animale.
- Patouà di Elva: Beru
In francese lo chiamano écureuil roux
* tratto da “Bestie, bestiétte, bestiäs”, di Delpiano Franco e Giuliano Fausto, edizioni Primalpe, Boves, dicembre 2002