Nome scientifico: Sur scrofa
- Patouà della Val Germanasca: Puërc Sanglìe
- Patouà di Pragelato: Sanglìa
- Patouà di Bobbio Pellice: Chinquial
- Patouà della zona collinare di Luserna San Giovanni e Bricherasio: Chinguial
- Patouà di Rore e Sampeyre: Cinghial
- Patouà di Venasca: Chinguial
- Patouà delle Valli di Lanzo (Mezzenile): Tchinguial
- Patouà della Valle Stura (Vinadio): Puërc Singlìart
- Patouà della Val Gesso (Entraque): Sangrier
- Patouà di Boves: Cinghiäl/Sangrié/Grign serväi. Per il secolo scorso i cacciatori più anziani riferiscono che di tanto in tanto veniva segnalata qua e là la presenza occasionale del passaggio di questi animali che si diceva provenienti “da ‘nti Franse” (dalle Francie). Una delle prime segnalazioni del secolo corrente è attribuita a Trumè ‘d Martinat che avrebbe avvistato un “sengrié” nella zona del “Päri” verso gli anni 1918-1920. Per quanto riguarda gli abbattimenti, una delle prime uccisioni nelle nostre zone è quella avvenuta ad opera di Giacu ‘d Bruchign, Giän Bruchign, Giän du Tulu e Carlüciu di Märu nei pressi delle “Barache du Guré” (zona della “Barmétta”), già in territorio di Peveragno, negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale. L’animale ferito riuscì a fuggire ed andò a morire nella zona di Montefallonio, frazione del comune di Peveragno. Questa cattura è ricordata da molti ancora oggigiorno in quanto pare che, almeno uno dei quattro cacciatori alla vista improvvisa del grosso animale fu colto da grande paura tanto che “u s’era cagä’ acòl” (se l’era fatta addosso). Un’altra uccisione è attribuita a Trumlign du Chiot di Castellar che nel tardo autunno 1947-48 ferì uno di questi animali nella zona dei “Prä ‘d Solé”; il cinghiale fu poi ritrovato morto il giorno seguente in frazione Pradeboni di Peveragno. Un’altra segnalazione sulla presenza di cinghiali è attribuita ad un abitante del “Muntäs” (comune di Robilante), che vide alcuni di questi animali attorno al 1940 nella zona detta “Sägna di Gurgh” . Via via si è riprodotto con notevole successo ed ha ripopolato tutte le vallate con un consistente numero di esemplari, che provocano spesso gravi danni all’agricoltura nella loro ricerca di cibo. Sembra che i primi cinghiali di questo recente popolamento siano stati visti nella zona di boschi a monte di Cerati intorno al 1960, ma alcuni cacciatori del Malandré ne avevano già ucciso alcuni esemplari (7 -8) alcuni anni prima nella zona di Rocce Baila (“i Duze Apostuy”) sulla displuviale Colla-Vermenagna. Alcuni cacciatori sostengono che gli attuali cinghiali siano il frutto di incroci con il maiale domestico. Altri sostengono invece che ne esisterebbero di due razze. La prima avrebbe il muso più lungo ed il colore più scuro e le dimensioni maggiori rispetto all’altra che sarebbe invece con pelo più rossatro, muso più corto e corporatura più tozza.
- Patouà di Elva: Singlier
In francese lo chiamano Sanglier
Modi di dire e proverbi del Bovesano*:
èse en cinghiäl : essere un cinghiale, essere un selvaggio, dai modi grossolani, senza alcun tatto
fäse fò la butunera da ‘n cinghiäl : farsi fare una bottoniera da un cinghiale, farsi ferire da un cinghiale
* tratto da “Bestie, bestiétte, bestiäs”, di Delpiano Franco e Giuliano Fausto, edizioni Primalpe, Boves, dicembre 2002
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